Dai primi mesi del 2018, tramite la sorveglianza passiva (animali morti consegnati alle autorità sanitarie competenti), si sta registrando un incremento di positività per cimurro nelle volpi. I primi casi si sono osservati in Friuli Venezia Giulia, e in un breve lasso di tempo la malattia è stata osservata anche in altre aree del Triveneto, come il Bellunese, l’Alto Adige ed il Trentino. Oltre che nelle volpi, diversi casi sono stati osservati anche nei tassi.

Il cimurro è una malattia che colpisce diverse famiglie di carnivori, tra le quali i canidi (come appunto la volpe, ma anche il lupo e il cane domestico) e i mustelidi (come ad esempio tassi e faine). Il virus del cimurro non resiste nell’ambiente esterno, ma si trasmette per contatto diretto. Cani domestici che circolano in ambienti aperti, come boschi e montagne, potrebbero quindi infettarsi a causa di un incontro ravvicinato con una volpe infetta. Per contro, il cimurro non è una malattia che si trasmette all’uomo (zoonosi).

I recenti casi rappresentano un fenomeno epidemico dall’andamento ciclico, già osservato da oltre un decennio nel Nordest. Analisi virologiche molecolari condotte dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie avevano peraltro individuato nelle precedenti epidemie nei carnivori selvatici un nuovo sottogruppo virale, recante una mutazione associata ad un aumento della virulenza. Sebbene le ondate epidemiche fino ad oggi osservate sembrino  esordire nelle zone più Nord-Orientali del Triveneto per poi spostarsi verso ovest, non è al momento possibile stabilire se questo andamento ciclico dipenda effettivamente da una pressione virale dall’est, o piuttosto non sia legato a fluttuazioni nella popolazione di volpi e nella carica virale.

Per i cani di proprietà, la misura di protezione più efficace contro il cimurro è la vaccinazione, che può essere richiesta al proprio veterinario di fiducia. La situazione contingente suggerisce di incentivare la profilassi vaccinale in primo luogo per i cani che frequentano ambienti aperti: si segnala a proposito che a fine aprile il sottogruppo virale fino ad oggi tipicamente individuato negli animali selvatici è stato per la prima volta identificato anche in un cane domestico mai vaccinato. Al di là di questo evento, si sottolinea che la vaccinazione contro il cimurro è tra quelle sempre vivamente raccomandate per qualsiasi cane di proprietà, indipendentemente dallo stile di vita, poiché questa malattia è ancora presente anche nella popolazione canina.