Il parassita Echinococcus multilocularis

Echinococcus multilocularis è una piccola tenia che colpisce i carnivori selvatici e domestici e i piccoli roditori. La volpe rossa rappresenta in Europa il principale ospite definitivo, mentre l’uomo diventa ospite intermedio solo accidentalmente. Nell’ospite intermedio causa l’echinoccoccosi alveolare, una malattia grave che può essere fatale per l’uomo se non appropriatamente trattata.

Uno studio condotto dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) e pubblicato di recente sulla rivista scientifica Parasites & Vectors conferma la persistenza nell’Italia nord-orientale di un focolaio a bassa prevalenza di Echinococcus multilocularis nelle volpi rosse. Per la prevenzione di questo parassita zoonosico, caratterizzato da un ciclo di vita prevalentemente silvestre, il monitoraggio della situazione epidemiologica e della sua evoluzione si conferma essere la strategia di difesa più efficace.

Il parassita Echinococcus multilocularis

Echinococcus multilocularis, parassita appartenente alla classe dei Cestodi, è una piccola tenia che colpisce i carnivori selvatici e domestici e i piccoli roditori in un tipico ciclo di vita preda-predatore. Il ciclo inizia con l’ospite definitivo che elimina con le feci le uova infette, disperdendole nell’ambiente. Le uova possono quindi contaminare frutta, verdura, erba o altro alimento di cui si nutrirà l’ospite intermedio, che contrarrà a sua volta l’infezione. La volpe rossa rappresenta in Europa il principale ospite definitivo di E. multilocularis, in cui il patogeno riesce a svilupparsi fino alla forma adulta e riprodursi. I piccoli roditori, come le arvicole, fungono invece da ospiti intermedi e ne ospitano le forme larvali. L’uomo diventa ospite intermedio solo accidentalmente.

Nell’ospite intermedio E. multilocularis è causa dell’echinoccoccosi alveolare, una malattia grave che può essere fatale per l’uomo se non appropriatamente trattata. Dopo la rabbia, E. multilocularis rappresenta infatti il maggior agente zoonotico trasmesso dalla volpe all’uomo, tanto da venir considerato a livello europeo uno dei principali patogeni a trasmissione alimentare in ragione della sua pericolosità.

La distribuzione di E. multilocularis sembra essere in evoluzione in tutto il mondo, Europa compresa. Il versante italiano delle Alpi appare oggi il limite meridionale della distribuzione del parassita in Europa. I ricercatori dell’IZSVe avevano identificato in Alto Adige un focolaio autoctono già nei primi anni 2000, mente le segnalazioni nelle Alpi Occidentali sono più recenti.

La sorveglianza nel Nord Est Italia

volpe rossa

Tra il 2012 e il 2018 ricercatori dell’IZSVe hanno effettuato un’attività di sorveglianza per E. multilocularis in tutto il territorio del Nord Est italiano, confermandone la presenza solo in Alto Adige. Sono stati analizzati in tutto 2.872 campioni fecali, provenienti da 7 province differenti. I risultati del monitoraggio confermano la presenza costante negli anni del parassita nelle volpi rosse dell’Italia nord-orientale.

Grazie a progetti di ricerca finanziati dal Ministero della salute (RC IZSVe 03/2011; RC IZSVe 18/2016; RC IZSVe 05/19), i ricercatori IZSVe hanno effettuato un’attività di sorveglianza per E. multilocularis in tutto il territorio del Nord Est italiano, confermandone la presenza solo in Alto Adige. L’attività di ricerca si è quindi concentrata maggiormente sul focolaio altoatesino, con l’obiettivo di descriverne l’ecologia, ovvero delineare le interazioni tra il parassita, i suoi ospiti e l’ambiente per ottimizzarne il monitoraggio in campo e la valutazione del rischio. Il gruppo di lavoro dell’IZSVe si è avvalso della collaborazione di altri enti di ricerca (Centro di referenza nazionale per l’echinococcosi, Istituto Superiore di Sanità, Fondazione Edmund Mach e Università di Pisa) e del supporto delle Province autonome di Trento e Bolzano.

Lo studio ha preso in esame i dati raccolti su E. multilocularis e altri cestodi nel periodo 2012-2018, ottenuti analizzando le feci di volpi rosse conferite a vario titolo ai laboratori diagnostici IZSVe. Sono state eseguite analisi parassitologiche per verificare la presenza di uova di cestodi e analisi molecolari per individuarne la specie di appartenenza. Per ogni volpe sono stati annotati età, sesso, data e area geografica di ritrovamento, georeferenziando ogni esemplare. Per interpretare i dati raccolti in prospettiva ecologica, il territorio di provenienza delle volpi è stato suddiviso in 6 distinte ecoregioni, ovvero aree con caratteristiche geografiche e ambientali comuni: Prealpi, Dolomiti e Carnia, Alpi del Nord-orientali, area lagunare e pianura.

Sono stati analizzati in tutto 2.872 campioni fecali, provenienti da 7 province differenti: 217 (7,5%) sono risultati positivi per uova di cestodi. A livello temporale, la prevalenza di cestodi è risultata variare da un minimo del 3,8% nel 2013 a un massimo del 16,1% nel 2015, mentre a livello territoriale variava da un minimo di 3,6% in area di pianura a un massimo del 10,9% nelle Alpi nord-orientali. La prevalenza di cestodi è risultata più alta nelle volpi giovani (12,57%) rispetto agli esemplari adulti (6,25%), mentre non si sono notate differenze in base al sesso. Sono state identificate otto specie di cestodi, con T. crassiceps (2,65%), T. polyacantha (1,98%), ed E. multilocularis (1,04%) come specie più rappresentate. E. multilocularis è stato trovato solo in due ecoregioni (Dolomiti e Carnia, Alpi nord-orientali) su sei, mentre le altre specie di cestodi sono state trovate anche in altre ecoregioni.

Echinococco e salute pubblica

Nord Est Italia

Il monitoraggio ha evidenziato come su larga scala la prevalenza di E. multilocularis nei territori italiani sia più irregolare e molto inferiore a quella delle aree endemiche presenti in Europa. Valori di prevalenza più elevati sono stati invece riscontrati a livello molto locale. Questo dato suggerisce che le ecoregioni rappresentano una scala troppo ampia per studiare l’ecologia del sistema ospite-parassita-ambiente.

I risultati del monitoraggio confermano la presenza costante negli anni di E. multilocularis nelle volpi rosse dell’Italia nord-orientale, con un trend in crescita sia a livello generale, sia nelle singole ecoregioni individuate, suggerendo un reale adattamento ecologico del parassita nel tempo. Il monitoraggio ha tuttavia evidenziato come su larga scala la prevalenza di E. multilocularis nei territori italiani sia più irregolare e molto inferiore a quella delle aree endemiche presenti in Europa, che possono raggiungere livelli anche molto elevati, come il 28,5% in Danimarca e il 25,6% in Polonia.

Valori di prevalenza più elevati sono stati invece riscontrati a livello molto locale: è il caso dell’Alta Val d’Isarco, un’area di circa 650 km2 dove la prevalenza raggiunge l’11%. Questo dato suggerisce quindi che le ecoregioni rappresentano una scala troppo ampia per studiare l’ecologia del sistema ospite-parassita-ambiente, perché su scala medio-piccola si possono verificare situazioni molto diverse, che di conseguenza comportano probabilità diverse di esposizione per l’uomo. Per capire quali fattori agevolino la persistenza di E. multilocularis sono pertanto necessari ulteriori approfondimenti che analizzino su piccola scala, e non più solo su grandi aree, l’ecologia del parassita negli ospiti definitivi e intermedi.

In Italia non si sono finora registrati casi ufficiali di echinococcosi alveolare nell’uomo, ma in ragione della circolazione stabile di E. multilocularis nell’ambiente selvatico è essenziale informare adeguatamente la popolazione di tali aree, in particolare cacciatori, proprietari di cani, lavoratori forestali e altre categorie a rischio, sui comportamenti da adottare per prevenire il rischio di infezione.

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