Stimare la distribuzione spazio-temporale delle diverse specie di zanzare vettori di malattie e del rischio associato di infezione da arbovirus è fondamentale per progettare adeguate azioni di prevenzione e ridurre il rischio di trasmissione di questi patogeni, sia in aree endemiche dove i virus circolano da tempo, sia in aree a rischio introduzione.

In un recente studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Lancet Planetary Health è stata quantificata l’abbondanza di zanzare Aedes e il potenziale di trasmissione locale di dengue, Zika e chikungunya virus, con un dettaglio di risoluzione spazio-temporale senza precedenti.

L’IZSVe, con il Laboratorio entomologia sanitaria e patogeni trasmessi da vettori (SCS3) e il Centro di referenza nazionale/WOAH per la ricerca scientifica sulle malattie infettive nell’interfaccia uomo-animale, è uno dei tre enti di ricerca italiani, insieme alla Fondazione Edmund Mach di Trento e l’Università di Roma “La Sapienza”, che ha fornito i dati entomologici per la validazione del modello.

Tramite un modello computazionale è stata quantificata l’abbondanza giornaliera di Aedes albopictus (zanzara tigre) e Aedes aegypti, considerando i parametri biologici delle due specie e i dati ambientali, come temperatura e precipitazioni.

Le stime del modello indicano che il rischio di trasmissione per questi arbovirus è alto nelle aree endemiche del Centro e Sud America e non trascurabile negli USA meridionali (Florida, Texas, Arizona). La presenza di Ae. albopictus in aree tropicali e temperate potrebbe contribuire all’emergere di focolai di chikungunya e di cluster di casi di dengue autoctoni nelle aree temperate delle Americhe e nell’Europa mediterranea, in particolare in Italia, Francia meridionale e Spagna.

Il modello è stato calibrato tenendo in considerazione dati di monitoraggio di zanzare condotti in 115 località in Europa e nelle Americhe tra il 2007 e il 2018. La collaborazione tra l’IZSVe, la Fondazione Edmund Mach di Trento e la Fondazione Bruno Kessler sempre di Trento, è attiva ormai da dieci anni e ha permesso di condurre diversi sperimentazioni che hanno fornito dati importanti per lo studio epidemiologico delle malattie trasmesse da vettori.

Leggi l’articolo su Lancet Planetary Health »