Dopo il primo caso in Veneto di infezione nell’uomo, in provincia di Verona, cresce l’attenzione verso la diffusione del virus West Nile. L’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) a partire dal 13 luglio ha registrato sei casi di positività in zanzare nelle province di Verona, Rovigo, Padova e Venezia.

“Siamo di fronte al classico caso da manuale – afferma Gioia Capelli, direttrice sanitaria dell’IZSVe– poiché l’infezione nell’uomo si manifesta generalmente due settimane dopo le prime positività nelle zanzare”.

L’episodio è accaduto infatti in una zona non lontana dal comune di Ronco all’Adige (Verona), dove il 17 luglio è stata registrata la prima positività di West Nile virus in zanzare.

“Fortunatamente quest’anno la situazione sembra più favorevole, i pochi casi riscontrati nelle zanzare e negli animali diminuiscono la probabilità che il virus si diffonda anche nell’uomo. Seguiamo con la massima attenzione l’evoluzione della situazione epidemiologica, in stretta collaborazione con le autorità sanitarie regionali e nazionali”.

La posizione delle trappole per zanzare nell’ambito del piano di sorveglianza per la West Nile Disease svolta dall’IZSVe nelle Regioni del Veneto e del Friuli Venezia Giulia. (Cliccare sulla mappa per ingrandirla).

Per la sorveglianza entomologica i ricercatori dell’IZSVe hanno posizionato 85 trappole per zanzare, distribuite fra Veneto (65) e Friuli Venezia Giulia (20). Il monitoraggio viene effettuato in modo capillare da maggio a ottobre con catture di una notte ogni due settimane per ciascun sito. Nello specifico, al 26 luglio 2023 sono state catturate in totale 112.760 zanzare di 16 specie diverse, rappresentate prevalentemente dalla specie Culex pipiens, la zanzara comune responsabile della trasmissione del virus West Nile.

Presso i laboratori dell’IZSVe sono stati esaminati 1.477 pool di zanzare, di cui 6 sono risultati positivi per West Nile virus (0,4%). La sorveglianza veterinaria coinvolge anche uccelli ed equidi. Per quanto concerne la sorveglianza nell’avifauna selvatica, il Piano Nazionale Arbovirosi 2020-2025 prevede sia la sorveglianza passiva (attiva tutto l’anno) che quella attiva in specie target. Al 23 luglio 2023 sono state conferiti 852 esemplari di avifauna selvatica con il ritrovamento di una ghiandaia positiva per WNV a Selvazzano Dentro (Padova).

Sulla base di questi dati la circolazione del virus in Triveneto appare oggi meno intensa rispetto al 2022 quando nel solo Veneto si verificarono 500 casi di West Nile nell’uomo (723 in Italia), con 166 forme neuro-invasive e 22 decessi. Le analisi genetiche condotte su campioni umani e animali confermano che in Veneto anche quest’anno sta circolando, oltre al ceppo virale WNV-2 anche il ceppo WNV-1, emerso nel 2021 dopo otto anni di assenza e ormai stabilizzatosi in quest’area.

All’attività di sorveglianza definita nell’ambito del Piano Nazionale Arbovirosi, si aggiunge il piano disposto dalla Regione del Veneto che coinvolge Aziende ULSS, Comuni e IZSVe.

“La segnalazione del caso umano conferma che la rete di sorveglianza funziona molto bene – continua Capelli. Nel momento in cui abbiamo trovato la prima zanzara positiva si è subito attivato il sistema di screening per le attività trasfusionali di sangue nell’uomo, per prevenire la trasmissione del virus. La sorveglianza integrata su insetti, animali e uomo è un bell’esempio di approccio One Health, fondamentale in un momento in cui i cambiamenti climatici aumentano i rischi sanitari connessi alla diffusione di patogeni emergenti e malattie trasmesse da vettori”.

Il virus viene trasmesso dalla zanzara comune (Culex pipiens), che si infetta pungendo uccelli infetti e può veicolare il patogeno ad ospiti accidentali come il cavallo e l’uomo. La malattia non si trasmette da uomo a uomo o da cavallo a uomo.